Il toponimo è documentato nel secolo XI in una cartula offertionis del 1079, con la quale furono donate alla canonica di S. Zenone casa et res massaritia a Tobbiana, infra plebem S. Iohannis Baptista sito Villiano (RCP, Canonica, 189). La eccelesia S. Michealis de Tobbiano è negli elenchi delle decime del secolo XIII, come dipendente della pieve di Villiano (oggi Montale: Decime, I, 1329; II, 1455), e compare poi costantemente nei verbali delle visite pastorali a partire da quella del vescovo Vivenzi (Visita 1372, c. 66’). La chiesa serviva la parte superiore della valle dell’Agna, nella quale era anche un’altra chiesa sempre dipendente da Villiano, quella di S. Potito (Decime, I, 1334, II, 1460), della quale non si hanno notizie dopo il secolo XIV, ed il cui toponimo è rimasto ad una casa colonica dell’alta valle. Non rimane traccia della chiesa antica: quella attuale è una costruzione del secolo XVIII, contemporanea alla Compagnia (lapide nel portale: 1746). L’altare principale è del 1752 (lapide sul paliotto).

BIBL.- Repetti, V, p. 531; Piattoli, II, p. 59; Patrimonio, pp. 289-290

Le notizie storiche della Chiesa sono state rilevate dall’Annuario 2000 della Diocesi di Pistoia

 

 

La chiesa di san Michele, infatti dipendente dalla Pieve di san Giovanni a Villiano (Montale) è ricordata nelle decime della Tuscia degli anni 1274 – 1280 e degli anni 1295 – 1304 come <<Ecclesia Sancti Michaelis de Tobbiana>>. Pure dipendente dalla pieve di Villiano è elencata nelle decime degli anni 1274 – 1280 e 1295 – 1304 la chiesa di <<San Poteto>> o <<Potito>>.Nel Sinodo del vescovo Ermanno (1313) è ricordato il <<presbiter Bonucchi, rector ecclesiae S. Potiti>> mentre non è ricordato il parroco di Tobbiana. Secondo la testimonianza delle decime della Tuscia, doveva esistere una precedente impostazione romanica dell’attuale chiesa di san Michele. Ma dell’antica impostazione non è dato riscontrare alcuna traccia nella chiesa attuale. La chiesa non ha un <<curriculum>> storico documentato ma, sia dalle date degli altari, uno consacrato nel 1746 e l’altro nel 1754, sia dalle caratteristiche architettoniche, si può far risalire al tempo del vescovo Scipione de’ Ricci.* Una chiesa antecedente si può ipotizzare sulla base della dedica di uno degli altari donato da una <<pia Società>>, cioè da un istituzione preesistente. La facciata a capanna è di una estrema semplicità, mentre l’interno a navata unica ed aula rettangolare, presenta le caratteristiche strutturali dell’architettura settecentesca toscana, improvincialita e legata al manierismo tardo – cinquecentesco. 
Le pareti sono ritmate da cornici e lesene in stucco; la zona presbiteriale rialzata è separata dalla navata da un arco che ricorda la finestra <<serliana>> e presenta uno spazio accentrato intorno a una cupoletta semisferica. Scarsissimo comunque il valore artistico del complesso.

* Nelle notizie riportate ci sono errori nelle date perché sulla lapide del paliotto dell’altare principale c’è la data del 1752, l’altare della Madonna del S.Rosario riporta la data del 1768 e l’altro quella del 1769. Dal 1732 al 1776 fu vescovo di Pistoia Federigo Alamanni. Scipione de’ Ricci invece fu vescovo di Pistoia dal 1780.

Liber Focorum, p. 243; Tuscia I, p. 60; Zaccaria, pp. 153, 233; le notizie riguardanti il comune rurale di Tobbiana sono state gentilmente concesse dal dott. Delfo Paoli, medico condotto del paese di Tobbiana.

                                                                                                                     (Giuliana Bonacchi Gazzarrini)


 

       

Altare della Madonna del S. Rosario

       

Affresco della Madonna del S. Rosario


Alcune notizie storiche sull'altare della Madonna

La prima attestazione documentata dell'esistenza dell'altare di sinistra della chiesa parrocchiale di Tobbiana, risale alla visita pastorale del 13 agosto 1581 ed è chiamato "altare del Crocifisso"; ma già nella visita del 1660 è citato come "altare del Rosario", dedica confermata in quella del 1674 dove si aggiunge che sopra l'altare si trovava un'immagine. Le attestazioni continuano nell'inventario del 1701 e nella visita del 1738 che seguì i grandi lavori di restauro che diedero alla chiesa e probabilmente anche all'altare la forma attuale, specificando che l'immagine sopra l'altare era quella della Beata Vergine Maria.
Attualmente l'altare, che in una lapide "sotto-mensa" appare dedicato dalla Società del SS. Rosario nell'anno 1769, conserva ancora un'antica immagine inserita in uno spazio ricavato in una tela. Si tratta di un affresco che riproduce la Vergine con il Bambino ambedue incoronati con preziose corone d'argento decorate con volute e cartigli, da identificare, probabilmente, con l'immagine già citata nella visita pastorale del 1674. Ad avvalorare poi l'ipotesi della preesistenza dell'affresco all'edificazione dell'altare nelle forme attuali, è anche il fatto che sia inserito in una tela, e sappiamo che questa era una soluzione attuata nel corso dei restauri o ristrutturazioni, per salvare immagini più antiche di grande valore devozionale o artistico. E anche questo affresco rivestisse particolare importanza per la comunità di Tobbiana è testimoniato dal fatto che all'immagine della Madonna si attribuivano poteri particolari e vi si ricorreva per chiedere aiuto e grazie in occasione di eventi straordinari: come, per esempio, una grave malattia o per far cessare il maltempo o la siccità. In queste occasioni si faceva "scoprire la Madonna". Per questo, un tempo, l'affresco era tenuto coperto da un drappo di colore bordò decorato da una grande "M" centrale ricamata in oro e collocato fra il dipinto e la cornice del quadro che lo accoglie. Con un sistema di cordicelle e carrucole, il drappo veniva sollevato su richiesta dei fedeli e dietro pagamento di una piccola offerta, con l'intervento del priore che faceva una breve funzione.
Interessante, poi è la struttura dell'altare, perché compendia molto di quello che fu, ed è, il culto della Madonna del Rosario.
Al centro il piccolo e antico affresco, con la Madonna e il Bambino, è inserito in una tela che raffigura S. Domenico da un lato e Santa Caterina da Siena dall'altro che tengono in mano un rosario: evidente richiamo all'importanza avuta dai domenicani nella diffusione di questo culto. In alto, due angeli incoronati sovrastano l'immagine della Madonna consacrandola regina del cielo e della terra. La tela, infine, a completare la simbologia, è incorniciata da quindici pregevoli formelle dipinte, risalenti all'inizio del XVIII secolo, che rappresentano i quindici "Misteri del Rosario".

Andrea Bolognesi
 

   

Dipinto di S. Michele Arcangelo

   

Particolare


Questo dipinto di cui non si conosce l'autore, è una copia dell'opera del pittore Guido Reni, il quale la dipinse su di una seta nel 1631.
 Venne commissionata dal cardinale Sant'Onofrio fratello di Urbano VIII e si trova in Santa Maria della Concezione a Roma.
 

S. Michele Arcangelo ebbe un culto fin dai primi secoli di storia del cristianesimo. L'imperatore Costantino gli eresse un santuario sulle rive del Bosforo, in terra europea, mentre Giustiniano glielo eresse sulla sponda opposta. La data del 29 settembre corrisponde a quella della consacrazione della chiesa dedicata nel V secolo a S. Michele al sesto miglio della via Salaria. La festività si diffuse presto in Oriente e Occidente. A Roma gli venne dedicato il celebre mausoleo di Adriano, conosciuto ormai col nome di Castel S.Angelo. A S.Michele è dedicato l'antico santuario, sorto nel VI secolo, che dal monte Gargano, nelle Puglie, domina il mare Adriatico. All'altezza di questa Chiesa l' 8 maggio 663 i Longobardi riportarono vittoria nello scontro navale con la flotta Saracena e la ricorrenza della vittoria, attribuita a una apparizione dell'angelo, diede origine ad una seconda festa, unificata poi il 29 settembre. Il nuovo calendario ha riunito in una sola celebrazione i tre arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele, la cui festa cadeva rispettivamente il 29 settembre, il 24 marzo e il 24 ottobre.   

 

Interno chiesa anno 1957

Interno chiesa anno 1970


 


   

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